Il campo dell’immersività viene ampiamente utilizzato in ambito artistico e culturale, in forme e modalità variamente differenziate. Ci limiteremo qui a prendere in esame le due modalità immersive più interessanti: l’immersività pesante, in cui il corpo è gravato da apprecchi tecnologici, e l’immersività leggera, in cui il corpo è invece libero di muoversi nell’ambiente.

Per quanto riguarda l’immersività pesante spesso il tecno-kitsch si manifesta nell’uso della Realtà Virtuale, che sembra utilizzata dalle istituzioni culturali solo per adeguarsi ai trend tecno-mediologici: un esempio tra i tanti è Cabiria Experience

dove la tecnologia non aggiunge alcun valore alla fruizione dell’opera originale, ma viene giustificata nel testo di presentazione con l’illusione di “avvicinare al presente”, come se il digitale fosse ormai l’unico mezzo per trasmettere cultura:

…restituire al film Cabiria (1914) una rinnovata vita ed energia, far scoprire agli utenti più giovani il primo kolossal del cinema muto italiano attraverso i linguaggi contemporanei e legati alle nuove tecnologie.

Esempi di immersività leggera sono invece le Experience Artistiche, videoproiezioni sonore a grande scala proiettate all’interno di ambienti molto ampi, dove lo spettatore può muoversi liberamente: un format di eventi culturali dove la tecnologia amplifica effettivamente l’impatto estetico ed emozionale.

Qui il tecno-kitsch si esplica spesso nella spettacolarizzazione fine a se stessa, basata sulle formule della “messa in moto” e del “far entrare lo spettatore nell’opera d’arte”, ingenuità estetiche attualizzanti che che costituiscono una delle caratteristiche tipiche del tecno-kitsch, a cui si sommano spesso carenze di elaborazione critica, storica, filologica.


Approfondimenti

Esempi di Art Experience: https://vangoghexpo.com/; https://frameless.com/