Il metaverso è uno dei dispositivi digitali che rientrano nella categoria dell’immersività, ma si caratterizza per il fatto che si tratta di un “ambiente” virtuale in cui lo spettatore può “entrare” sotto forma di avatar rapportandosi agli altri soggetti presenti. Tra le altre cose, il soggetto può costruire fisicamente e abbigliare il suo avatar a proprio piacimento: e qui emerge un aspetto tipicamente tecno-kitsch, e cioè la estrema povertà dell’immaginario a cui fanno riferimento gli utenti del metaverso.
Queste piattaforme immersive (da Second Life a Roblox, a Decentraland, a Meta, ecc.) mettono in scena infatti dei mondi chiusi, dove i partecipanti sembrano prigionieri di un immaginario a corto raggio, costituito esclusivamente da una miscela omogeneizzata di comics, fantascienza distopica, personaggi fantasy, cosplay, saghe nordiche, steampunk, fairy tales e poco altro; tratti stilistico-tematici che caratterizzano decisamente quasi tutti gli avatar costruiti dagli utenti.

Siamo di fronte ad un universo immaginativo che non a caso vediamo replicato anche in altri mondi chiusi, questa volta fisici: ad esempio i travestimenti dei frequentatori delle giornate di Lucca Comics&Games;

o ancora il raduno-happening annuale nel deserto del Nevada chiamato Burning Man, dove i partecipanti sono abbigliati in modo molto simile agli avatar del metaverso.
